C’era una
volta il border collie: riflessioni sullo standard
Questa
nostra razza, tanto amata e tanto discussa, registra oggi una crescita
numerica tale da raggiungere in Italia picchi di ben tremila nuovi
iscritti ogni anno, e ogni giorno di più incanta e affascina un
pubblico sempre più vasto ma di persone sempre meno consapevoli e
preparate. Non tutti quelli che si accostano al border collie oggi
sanno o ricordano che ha una storia antica, fatta di lunghe giornate di
duro lavoro sui pascoli, di fatiche e di imprese, di storie incredibili
che i pastori hanno tramandato, di gesta epiche, di cieca dedizione nei
confronti della specie umana, una storia che per secoli ha visto questo
particolare cane da pastore essere e confermarsi un insostituibile
pilastro dell’economia britannica.
Già nel Cinquecento, in un trattato sui cani inglesi scritto da un
celebre medico dell’epoca, compare una descrizione di un cane
dall’aspetto e dal modo di condurre le pecore molto simile all’attuale
border collie. E via via attraverso i secoli si susseguono in questo
senso le testimonianze letterarie e figurative, tutte a ribadire che il
border collie o più propriamente lo sheepdog, come è chiamato per anni,
è espressamente allevato per il lavoro con il gregge, nel quale, come
tutti sanno, può eccellere a livelli ineguagliati da altre razze.
La prima gara di conduzione in Gran Bretagna è la famosa prova di Bala
del 1873 e da allora la selezione procede naturalmente influenzata dai
risultati degli sheepdog trials.
All’appuntamento con il riconoscimento ufficiale la razza arriva tardi,
nel 1976, con il primo standard redatto nel 1981. Tardi ma in buona
forma, con il suo prezioso patrimonio genetico fissato e tramandato dai
pastori e dai triallist, ma certamente con più di una messa a punto
necessaria a livello morfologico in previsione dell’ingresso sui ring
espositivi che è ormai prossimo.
Ed è un appuntamento, quello del riconoscimento ufficiale, che, proprio
in Gran Bretagna, patria del border collie, è animato da polemiche e
discussioni. Si teme che la razza cambi, che il fatto di diventare cane
da esposizione possa comprometterne la sua più vera natura, e che il
successivo step, che arriva inevitabile e consiste nell’inserimento di
linee di sangue dall’Australia, dove il tipo da show è già fissato da
anni, rappresenti il colpo di grazia definitivo.
Oggi, molti anni dopo, maggiore ossatura è stata introdotta e molti
appiombi raddrizzati, ma il fascino particolare che emanavano i primi
cani da show, quelli che avevano ancora mostri sacri come Wiston Cap o
Bosworth Coon nei loro pedigree, come del resto anche i primi soggetti
importati in Italia, direi che è andato in gran parte perduto,
perlomeno a giudicare dallo spettacolo, talora avvilente, che può
offrirsi oggi sui ring espostivi agli occhi del cultore della razza più
vero e profondo, e soprattutto agli occhi del conoscitore del suo
standard.
Mi domando a volte se quei primi pionieri ostili al riconoscimento non
avessero avuto in fondo tutti i torti ma di una cosa sono certa:
potevano temere il cambiamento ma mai immaginare una totale
trasformazione in un cane così diverso dal border collie originario,
fatto che oggi colpisce in non pochi casi.
Scriveva anni fa la giudice Karen Dalglish “Quando giudico mi chiedo:
questo cane è in grado di sostenere una piena giornata di onesto lavoro
sui pascoli?” Questo è l’approccio che tutti dovrebbero adottare, la
semplice ma efficace domanda che il giudice dovrebbe porsi di fronte a
un border collie, prima ancora di pensare al resto, la stessa che,
ancor prima, avrebbe dovuto porsi lo stesso espositore e l’allevatore
del cane.
Lo standard non è stato certo redatto a caso ma sulla base di un
aspetto fondamentale: la funzione della razza.
E non ci si può neppure limitare a dire che il border collie debba
essere fatto in un certo modo, ma vale la pena di chiedersi perché
debba essere fatto in quel modo.
Dunque la funzionalità della struttura va esplorata ai fini della sua
efficacia nel lavoro. Con questo non intendo dire che i cani da lavoro
siano tutti e inevitabilmente dei cani “bellissimi”, ma evidenziare che
il lavoro seleziona la struttura migliore per lavorare. D’altro canto è
sicuramente evidente che alcune modificazioni morfologiche che si
possono notare nei cani di oggi, non hanno alcun senso, né di carattere
funzionale, né di carattere estetico. Ci allontanano anche
letteralmente dallo standard e vanno verso un cane presunto bello sotto
un profilo di soggettività assoluta e priva di ogni contenuto tecnico e
funzionale.
Ripercorriamo quindi insieme lo standard FCI n. 297/28.10.2009, seppure
nei suoi tratti più salienti.
Il border collie è iscritto nella Sezione 1.1 del Gruppo 1, che
racchiude i cani da pastore con prova di lavoro (HWT). Una breve
annotazione viene spontanea per ricordare che in Italia la prova di
lavoro, a questo stato della selezione, appare quasi come una necessità
non ulteriormente procrastinabile, non tanto e non solo per preservare
l’istinto, ma anche per salvaguardare l’aderenza allo standard dal
punto di vista morfo-funzionale.
Mi sono già espressa in passato in termini dubitativi nei confronti
della prova di lavoro nel timore che questo test avrebbe potuto
allontanare l’Italia dai maggiori onori nel campo dello show, vista
l’elevata competitività dei ring fino a qualche anno fa. Ma,
considerata la generale e attuale situazione di deriva dallo standard,
ad oggi ritengo che questa possa rappresentare la naturale via
percorribile per ritornare al tipo.
La gestione graduale, intelligente e ben modulata della prova di
lavoro, nella mia forse utopistica visione, potrebbe consentire un
quanto mai auspicabile recupero alla selezione morfologica di esemplari
da lavoro eventualmente interessanti per caratteristiche morali e
strutturali.
Sotto il profilo del carattere lo standard parla di cane da pastore
tenace e strenuo lavoratore, di grande docilità. Sveglio, attento,
responsabile e intelligente. Né nervoso né aggressivo. La nostra idea
di cane dovrà essere quella del pastore, utile, equilibrato,
lavoratore, ma docile e ubbidiente e capace di riposare con il pastore
all’ombra di un albero senza essere legato o chiuso, pur restando
sempre attento e che quindi non disturbi eccessivamente il gregge
insidiandolo continuamente e impedendogli di pascolare. Anche in questo
caso “equilibrio” è la parola chiave.
L’aspetto generale parla di un cane ben proporzionato, dalle linee
morbide, che mostra qualità, grazia e perfetto equilibrio, associato a
sufficiente sostanza in modo da dare l’impressione di resistenza. E’
indesiderata ogni tendenza alla grossolanità o a eccessiva magrezza.
L’accento è su un cane medio che necessita di spendere considerevoli
energie quotidiane, e per questo motivo non dovrebbe avere nulla in
eccesso, rispetto ad una struttura che potrebbe essere considerata
ideale in termini di funzionalità. Dobbiamo immaginare un cane che
abbia una struttura tanto consistente che gli permetta di “resistere”
ad una giornata di intenso lavoro, ma non di più, svolgendo il suo
lavoro. Chi ci deve allora dire quanta “sostanza” sia sufficiente?
Abbiamo un giudice inconfutabile: il pascolo. Qui possiamo farci
un’idea di quanta ossatura (sostanza) debba avere un border collie. Non
è né un australian, né un levriero, deve lavorare, all’occorrenza
galoppare, ma soprattutto trottare. Dobbiamo immaginare un tipico
mesomorfo, senza alcuna esagerazione e senza alcuna concessione a
inefficienti velleità morfologiche. Armonia vuol dire proporzione,
proporzione vuol dire efficienza. Io spesso, a livello funzionale e non
solo, paragono le proporzioni del border collie al gatto, che forse è
l’animale più funzionale e meno manipolato, fra quelli che abbiamo
vicino.
Non possono quindi essere tollerate nel cane da show né eccessi, sia
ponderali che di ossatura, né disarmonie e sproporzioni, fra queste,
quelle importanti ricordate dallo standard sono cranio e muso
approssimativamente della stessa lunghezza. La lunghezza del corpo è
leggermente superiore all’altezza alla spalla. Abbiamo definito il
nostro cane come un mesomorfo di sostanza media, necessariamente lo
dobbiamo immaginare come un mesocefalo, con cranio e muso quasi della
stessa lunghezza. In questa proporzione la componente lavoro non è
direttamente evidente, ma è diretta conseguenza della costituzione del
cane. Quindi la testa non potrà mai essere pesante se dobbiamo pensarla
in armonia, e come potrebbe essere diversamente, con il corpo.
Eppure oggi vediamo cani calcare i ring con successo pur ostentando
arti corti e ossatura pesante, soggetti chiaramente molto incompatibili
con il nostro lavoro al pascolo, vediamo cani che sono quanto di più
lontano dall’auspicabile aspetto atletico che certo i cani da lavoro
viceversa ancora possiedono. Così come vediamo cani vincere in agility,
caratterizzati da una tipologia che difficilmente ce li fa immaginare
anche loro impegnati in giornate all’insegna della resistenza anziché
dello scatto breve e del salto in alto.
E, a proposito delle teste, vediamo cani vincere ma farlo con teste
grossolane, crani non sempre piatti, guance fin troppo piene e orecchie
che pendono giù anziché avere quel portamento semieretto, frontale o
laterale che sia, o eventualmente anche eretto, che conferisce al
border collie tanto della sua espressione tipica, attenta e
intelligente, che è un’altra delle sue caratteristiche imprescindibili.
A ciò concorre senza meno anche la forma dell’occhio che è bello ed
espressivo solo quando è ovale, mediamente distanziato e non rotondo,
tendenza di alcuni soggetti di oggi, con testa che si allontana da
quella ideale e tradizionale del border collie. Ancora a proposito
della testa mi preme sottolineare che cranio piuttosto ampio non vuol
dire grossolano o ampio e che stop ben distinto non significa profondo
e che muso che si restringe verso il tartufo e moderatamente corto e
forte non significa assolutamente troppo corto e forte! Ne consegue che
un border collie deve restare tale e non confondersi con altre razze.
In conclusione, nel considerare la testa, al di là degli elementi di
tipicità che difficilmente riescono ad essere resi evidenti da poche
righe scritte su un foglio di carta, è importante che cranio e muso
siano approssimativamente della stessa lunghezza, con una leggera
preminenza del cranio sul muso, che lo stesso si restringa verso il
muso, senza essere affilato, che il cranio sia moderato e piatto e che
gli assi crani facciali siano fra di loro paralleli, che le guance
siano inesistenti, e quindi non piene e non tonde, e che gli occhi
siano laterali, ben distanziati e ovali, dalla caratteristica
espressione che più che mite descriverei “da border” e quindi dolce ma
anche un po' spiritata.
Poco da dire sulla dentatura che è prevista completa e a forbice,
mentre qualcosa da approfondire ci può essere sulle orecchie. Non è
vero che tutte le orecchie vanno bene come si sente dire, le orecchie
devono essere erette o semi erette, ben distanziate e molto , sensibili
e attente. Orecchie pesanti, anche se sollevate artificiosamente, non
possono essere accettate. A questo fine sarebbe auspicabile un ritorno
alle orecchie naturalmente erette o semierette, anche con la piega
laterale, ma mai troppo grandi e mai di consistenza troppo pesante,
affinchè mai si possa confondere la testa di un border da quella di un
australian, che è ben altra cosa.
Passando alla regione del corpo si parla di un soggetto dall’aspetto
atletico leggermente più lungo dell’altezza al garrese Rene profondo e
muscoloso, ma (ventre) non retratto Torace profondo e piuttosto ampio,
con costole ben cerchiate. Ma quanto deve essere lungo il tronco? La
lunghezza ideale è quella che, in armonia con il resto del corpo,
consente alla linea dorsale di restare solida e diritta nel movimento
al trotto, senza disunirsi, a realizzare un movimento degli arti
indipendente dal resto del corpo, cioè senza influenzare il bacino, che
non deve assolutamente oscillare.
La groppa leggermente digradante deve appena consentire l’attaccatura
bassa di una coda lunga almeno fino al garretto, possibilmente con le
ultime vertebre che formino una curva verso l’alto (si dice quasi della
forma di un bastone da pastore). Quale che sia e quanto sia lunga, è
fondamentale che anche l’attaccatura della coda e la corretta lunghezza
del tronco siano tali che il portamento della coda non venga
influenzata dal movimento e che gli arti possano muoversi, al trotto,
consentendo alla stessa coda di mantenere la sua naturale posizione
pendente tra le cosce. Non c’è un motivo al mondo per il quale la coda
possa avere un portamento allegro in esposizione, se è vero, come è
vero che per un cane da lavoro, anche l’addestramento da esposizione è
un lavoro. Condurre il cane in maniera da favorire una coda allegra può
avere il solo obiettivo di nascondere difetti di costruzione, perché
chi vuole far vedere la corretta costruzione del border avrà tutto
l’interesse a mostrare che quella coda, naturalmente, può stare
immobile fra le cosce, anche in movimento. La coda che si alza è
infatti il naturale bilanciamento che il cane utilizza quando c’è
qualcosa che non va a livello di costruzione.
Ancora una volta, senza voler sembrare troppo semplicistica e poco
tecnica, chiederei il lettore di far riferimento alle proporzioni,
all’atleticità e al portamento della coda dei gatti comuni che ci
attraversano la strada a trotto veloce e furtivo, perché quello è il
nostro ideale.
In relazione agli arti dobbiamo necessariamente toccare un altro punto
dolente della situazione delle attuali linee da esposizione: le
angolazioni.
Dobbiamo pretendere angolazioni sempre molto chiuse.
Partiamo dall’anteriore: il border collie deve essere equipaggiato per
poter attuare i movimenti tipici della razza al lavoro, ed in
particolare il trotto, il creeping e lo stalking. Come potrebbe un cane
privo di una spalla sufficientemente lunga e con angoli troppo aperti
“acquattarsi” e avanzare come da millenni vediamo fare dai border
collie? Cosa rimane del border collie se gli leviamo anche questo?
La spalla deve essere bene inclinata per consentire la massima
estensione dell’arto anteriore e quindi la massima copertura di terreno
con il minimo sforzo. Ma va detto che oggi in esposizione il cane con
un bell’allungo, accompagnato dal portamento della testa abbassato, è
piuttosto ahimè inusuale e forse addirittura penalizzato da qualche
giudice poco attento o che tenda ad etichettare alcuni soggetti dal
movimento tipico come cani da lavoro, verso i quali nutrire una sorta
di pregiudizio se presenti sui ring.
La tendenza di presentare i border collie con guinzaglio corto e testa
alta, al pari di altri cani ma non sulle orme della tradizione della
razza, è del resto ormai consolidata in seguito all’affermarsi
dell’handling professionale.
Ovviamente, vista la corrispondenza necessaria tra angoli anteriori e
posteriori, un movimento equilibrato e efficiente può essere garantito
anche da corrispondenti angoli coxo-femorali e femoro-tibiali. Il
posteriore deve essere equipaggiato da raggi ossei, oltre che
opportunamente angolati, anche lunghi sia femorali che,
corrispondentemente tibiali. Di questi in esposizione non se ne vedono
più. Il posteriore potente di certi cani da lavoro sembra scomparso,
dissolto, sostituito da inspiegabili ossa corte e arti dritti e poco
angolati.
Un altro profilo da esaminare è la chiusura del posteriore. I primi
cani avevano questo difetto, che in alcuni testi di vecchia data veniva
quasi considerato una caratteristica di razza. Caratteristica
inaccettabile dalla cinofilia ufficiale, che ha impiegato tutti questi
anni per trovare una soluzione deleteria per risolvere il problema.
Come? Accentuando i diametri trasversali, creando cani più larghi, al
fine di incrementare la base di appoggio, accorciando la lunghezza dei
raggi ossei (arti più corti e compatti = più solidi), riducendo gli
angoli. Risultato: cani più larghi, quindi con più ossatura, più
pesanti, meno angolati e inevitabilmente più bassi sulle zampe.
Problema del “chiudere dietro” risolto, ma cosa è rimasto del border
collie? Nulla o quasi. Personalmente ritengo che sia preferibile
reimmettere struttura e tipicità anche a prezzo di reinserire un
difetto veniale e che può essere corretto.
Infine, il border collie non è un saltatore, costruzioni compatte e
quadrate, leve truppo lunghe e prive di angolo di alcuni esemplari da
agility non sono da border collie, sono da border saltatore da agility,
varrebbe la pena di rifletterci un po’.
Il collo completa la struttura, ad una spalla lunga deve corrispondere
un collo di buona lunghezza, ma mai troppo lungo, il border è un
trottatore e non un galoppatore e quindi non sono preferibili eccessi
in questo senso.
A questo punto sul movimento non aggiungo altro oltre a quello che dice
lo standard: movimento libero, piano e senza sforzo, con un minimo
rialzo da terra dei piedi; dà l’impressione di essere in grado di
muoversi furtivamente e a grande velocità. Pensiamo solo alle parole
minimo rialzo dei piedi da terra e movimento furtivo e a grande
velocità, e pensiamo ancora al gatto, o ai pascoli… non troveremo buoni
esempi sui nostri ring ma troppo spesso cani che si muovono a piccoli
passi, con poca spinta, sollevando troppo i piedi da terra, scalciando
dietro e steppando davanti.
Il mantello può essere moderatamente lungo o corto, con pelo di
copertura fitto e di media tessitura, sottopelo morbido e fitto per una
buona resistenza alle intemperie. Nella varietà a pelo moderatamente
lungo, il pelo abbondante forma una criniera, culottes e spazzola (coda
di volpe). Sul muso, orecchi, arti anteriori (tranne per le frange),
arti posteriori dal garretto a terra, il pelo dovrebbe essere corto e
liscio.
Ritengo che un cane da lavoro non possa essere impedito nei movimenti
da un eccesso di lunghezza di pelo o da un pelo che tenda ad
inzupparsi. E’ importante che la tessitura consenta la naturale
impermeabilità del mantello, funzionale al lavoro. Un pelo troppo
morbido o setoso non è da border collie, deve essere vitreo e
impermeabile.
Sul colore ritengo che l’ultima traduzione dello standard sia piuttosto
imprecisa recitando permesse varietà di colori, mentre prima parlava di
ogni varietà di colori. In realtà l’interpretazione deve rimanere
invariata, e consentire ogni varietà di colore, in quanto,
diversamente, lo standard FCI avrebbe dovuto elencare tutte le varietà
consentite. Giova solo rilevare che l’elenco riportato dal sito del
Kennel Club of Great Britain non esprime le varietà ammesse ma i colori
registrabili, fra cui rientrano tutte le possibili varietà esistenti.
In ogni caso quell’elenco non è richiamato nel mondo FCI.
Tartufo e occhi devono essere intonati al mantello, secondo le regole
della genetica, a cui faccio rimando. L’occhio blu anche parzialmente e
l’eterocromia, sono ovviamente, sempre nel rispetto delle regole della
genetica, consentiti solo nei merle. Nei colori solidi non è
ammissibile.
Sul colore è importante che il bianco non sia mai predominante. Quindi
il colore, qualunque esso sia, deve predominare sul bianco. In ogni
caso il pattern piu legato all’ idea di border collie è il cosiddetto
irish spotting, corrispondente ad una ben precisa conformazione
genetica, e caratterizzato, al di là dell’estensione del colore, da una
quasi perfetta simmetria tra parte destra e sinistra del corpo.
Sulla taglia abbiamo un’unica indicazione, quei mitici 53 centimetri
che rappresentano, per i maschi una evidente perfezione e che
completano la nostra immagine di mesomorfo funzionale di media taglia.
Eliminare gli eccessi, in più e in meno, è quanto mai opportuno, la
selezione funzionale dei cani da lavoro porta naturalmente ai mitici 53
centimetri che erano la taglia di Old Hemp!