La nostra etica di allevamento

 

Allymoon Border Collies nasce dalla volontà della sua fondatrice Francesca Balducci di dedicarsi a questa magnifica razza, allevandola con amore e rispetto.


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Tutto ebbe inizio nel 1990 in seguito all’incontro con Ch Grandver State of the art, il meraviglioso “Sun Shonik” - grazie a Massimo Perla, che merita la gratidudine di ogni appassionato della razza per averla portata e fatta conoscere in Italia - ma ancora più in seguito all’arrivo di Ch Runrig Lochmoidart, la nostra formidabile “Quanah”.

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La prima cucciolata fu allevata ad Allymoon nell’agosto del 1993, quando proprio da Shonik e Quanah nascevano alcuni favolosi cuccioli destinati a futuri successi in diversi campi.

Ricorderemo sempre i meravigliosi cuccioli A-Color: Apache With Greys (IPO 1), Art of Blue (Nazionale di Agility), Allison Ultraviolet (Nazionale di Agility), Ch Abbygreen (Campionessa Italiana), Ch American Red (Campione Riproduttore).


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Da allora la famiglia è cresciuta grazie ad alcune fortunate importazioni e felici cucciolate.

Il nostro programma di allevamento ci consente oggi di fare affidamento principalmente sulle originarie linee di sangue inglesi, quelle dei cani che hanno fatto la storia della razza nel Regno Unito, rappresentate anche da Ch Grandver Master of Magic (Wyoming) e dalla scozzesina Ch Deansgrove Hazel (Tara).

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Queste splendide genealogie sono state combinate con linee australiane, neozelandesi e ISDS da lavoro fra le più apprezzate nel mondo, mediante alcuni significativi inserimenti. Tra questi ricordiamo i nostri Ch Wizaland Strike it Luky (IKE), proveniente dall'Inghilterra ma di linea parzialmente neozelandese (Clan-Abby), Ch Sequoyahpark Mystical Warrior (Hamlet), dalla Danimarca ma di linea australiana (Glentress/Korella), Ch Jaya from Carolyn's home "Jaya", tedesca ma di linee prevalentemente australiane, Wildblue Cahoid "Key", americano di linea australiana, Mist for Allymoon, inglese di linea da lavoro ISDS,  Maghera The Italian Job, direttamente dall'Australia e Jaydean Diamond's Edge "Tiffany", inglese ma di linea australiana.

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Un contributo importante è stato dato anche dall'uso accorto di alcuni importanti stalloni, come Ch Borderbreeze Lionheart "Leo", di linea Clan-Abby, Ch Highland Dreamer, di linea inglese "old british", Ch Silque Zensation, prevalentemente di linea inglese, Clan-Abby Nz Kiwi Peter, Ch Korella Heart Breaker, Ch Glentress Lord of the Chat, tutti di linea australiana e Cruise of my Heart, di linea da lavoro ISDS.

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Dal connubio di queste linee abbiamo elaborato, nel pieno rispetto delle caratteristiche della razza, la selezione Allymoon.

L'obiettivo che ci siamo prefissi è stato quello di selezionare cani in grado di eccellere per salute, carattere e tipicità. La bellezza morfofunzionale che perseguiamo nei nostri cani non ha mai seguito mode nè capricci ma ricerca semplicemente, sempre e comque l'aderenza allo standard della razza. Un bel border deve essere atletico, sano, di carattere docile e disponibile ad ogni forma di lavoro. Deve muovere con passo radente e furtivo e esprimere forza e resistenza, ma con armonia di forme e proporzioni.

Il nostro mix è divenuto ormai unico nel panorama internazionale dei border collie da esposizione per la rilevante predominanza di sangue inglese e non scende a compromessi su alcuni aspetti fondamentali, quali soprattutto la costruzione e il movimento nel border collie.

Questa filosofia ci ha permesso di laureare oltre 200 campioni in ogni disciplina, e di ottenere innumerevoli riconoscimenti, tra cui ricordiamo la vittoria per due anni consecutivi del Trofeo Allevamento ENCI.

Ogni cucciolata è pianificata con grande accuratezza, mirando a produrre esemplari di qualità per carattere e morfologia e sulla base di un attento screening per le malattie ereditarie.

Attualmente, considerato il consolidato livello di qualità stabilmente prodotto, alleviamo solo un limitato numero di selezionate cucciolate.

casautopiaI nostri riproduttori sono testati esenti per le malattie ereditarie della razza.

Fin dalle origini abbiamo sottoposto i riproduttori ai test per le oculopatie congenite e la displasia dell'anca e, da quando sono disponibili, li sottoponiamo ai test del DNA per le condizioni autosomiche recessive della razza.

I cuccioli vengono ceduti con regolare fatturazione.

Chi sia interessato alle cucciolate può scriverci per informazioni. In alcuni casi i cuccioli potrebbero essere prenotati già prima della loro nascita. Le diverse esigenze dei futuri proprietari dei cuccioli vengono attentamente vagliate, nell’intento di consigliare ad ognuno il cucciolo più adatto.  Non alleviamo per lucro, i proventi della vendita dei cuccioli vengono infatti reinvestiti nell’allevamento.

Ciò che più ci sta a cuore è la serenità dei nostri cani e siamo sempre disponibili anche in futuro a prestare assistenza, nell’intento di aiutare le famiglie a vivere in armonia con i propri cani.

I nostri stalloni sono disponibili per riproduzione soltanto dopo aver verificato la  compatibilità delle diverse  linee di sangue.

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La nostra casa sorge su una verde collina nella campagna  viterbese,  a poco più di mezz’ora da Roma, e gli spazi sono molto ampi  per consentire ai nostri cani di correre e giocare. Abbiamo a disposizione un piccolo gregge di pecore su cui testare le attitudini lavorative dei nostri soggetti.

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Anche se non più produttivi, i nostri cani non sono mai ceduti al termine della loro carriera, ma continuano a vivere per sempre con noi, ancora più amati, e si godono la loro felice e meritata pensione.

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Chi fosse interessato a venirci a trovare o a ricevere informazioni può contattarci mediante posta elettronica francescaallymoonbalducci@fastwebnet.it o telefonando al +39 0761678290 oppure, meglio, al +39 3355243341.

Le visite sono molto gradite ma solo su appuntamento !

Per chiarire ancora meglio la nostra visione della razza, riportiamo di seguito l'articolo a firma Francesca Balducci per  l'edizione 2018 (5°) del British Shepherds Handbook Italy.

C’era una volta il border collie: riflessioni sullo standard

Questa nostra razza, tanto amata e tanto discussa, registra oggi una crescita numerica tale da raggiungere in Italia picchi di ben tremila nuovi iscritti ogni anno, e ogni giorno di più incanta e affascina un pubblico sempre più vasto ma di persone sempre meno consapevoli e preparate. Non tutti quelli che si accostano al border collie oggi sanno o ricordano che ha una storia antica, fatta di lunghe giornate di duro lavoro sui pascoli, di fatiche e di imprese, di storie incredibili che i pastori hanno tramandato, di gesta epiche, di cieca dedizione nei confronti della specie umana, una storia che per secoli ha visto questo particolare cane da pastore essere e confermarsi un insostituibile pilastro dell’economia britannica.
Già nel Cinquecento, in un trattato sui cani inglesi scritto da un celebre medico dell’epoca, compare una descrizione di un cane dall’aspetto e dal modo di condurre le pecore molto simile all’attuale border collie. E via via attraverso i secoli si susseguono in questo senso le testimonianze letterarie e figurative, tutte a ribadire che il border collie o più propriamente lo sheepdog, come è chiamato per anni, è espressamente allevato per il lavoro con il gregge, nel quale, come tutti sanno, può eccellere a livelli ineguagliati da altre razze.
La prima gara di conduzione in Gran Bretagna è la famosa prova di Bala del 1873 e da allora la selezione procede naturalmente influenzata dai risultati degli sheepdog trials.
All’appuntamento con il riconoscimento ufficiale la razza arriva tardi, nel 1976, con il primo standard redatto nel 1981. Tardi ma in buona forma, con il suo prezioso patrimonio genetico fissato e tramandato dai pastori e dai triallist, ma certamente con più di una messa a punto necessaria a livello morfologico in previsione dell’ingresso sui ring espositivi che è ormai prossimo.
Ed è un appuntamento, quello del riconoscimento ufficiale, che, proprio in Gran Bretagna, patria del border collie, è animato da polemiche e discussioni. Si teme che la razza cambi, che il fatto di diventare cane da esposizione possa comprometterne la sua più vera natura, e che il successivo step, che arriva inevitabile e consiste nell’inserimento di linee di sangue dall’Australia, dove il tipo da show è già fissato da anni, rappresenti il colpo di grazia definitivo.
Oggi, molti anni dopo, maggiore ossatura è stata introdotta e molti appiombi raddrizzati, ma il fascino particolare che emanavano i primi cani da show, quelli che avevano ancora mostri sacri come Wiston Cap o Bosworth Coon nei loro pedigree, come del resto anche i primi soggetti importati in Italia, direi che è andato in gran parte perduto, perlomeno a giudicare dallo spettacolo, talora avvilente, che può offrirsi oggi sui ring espostivi agli occhi del cultore della razza più vero e profondo, e soprattutto agli occhi del conoscitore del suo standard.
Mi domando a volte se quei primi pionieri ostili al riconoscimento non avessero avuto in fondo tutti i torti ma di una cosa sono certa: potevano temere il cambiamento ma mai immaginare una totale trasformazione in un cane così diverso dal border collie originario, fatto che oggi colpisce in non pochi casi.
Scriveva anni fa la giudice Karen Dalglish “Quando giudico mi chiedo: questo cane è in grado di sostenere una piena giornata di onesto lavoro sui pascoli?” Questo è l’approccio che tutti dovrebbero adottare, la semplice ma efficace domanda che il giudice dovrebbe porsi di fronte a un border collie, prima ancora di pensare al resto, la stessa che, ancor prima, avrebbe dovuto porsi lo stesso espositore e l’allevatore del cane. 
Lo standard non è stato certo redatto a caso ma sulla base di un aspetto fondamentale: la funzione della razza.
E non ci si può neppure limitare a dire che il border collie debba essere fatto in un certo modo, ma vale la pena di chiedersi perché debba essere fatto in quel modo.
Dunque la funzionalità della struttura va esplorata ai fini della sua efficacia nel lavoro. Con questo non intendo dire che i cani da lavoro siano tutti e inevitabilmente dei cani “bellissimi”, ma evidenziare che il lavoro seleziona la struttura migliore per lavorare. D’altro canto è sicuramente evidente che alcune modificazioni morfologiche che si possono notare nei cani di oggi, non hanno alcun senso, né di carattere funzionale, né di carattere estetico. Ci allontanano anche letteralmente dallo standard e vanno verso un cane presunto bello sotto un profilo di soggettività assoluta e priva di ogni contenuto tecnico e funzionale.
Ripercorriamo quindi insieme lo standard FCI n. 297/28.10.2009, seppure nei suoi tratti più salienti.
Il border collie è iscritto nella Sezione 1.1 del Gruppo 1, che racchiude i cani da pastore con prova di lavoro (HWT). Una breve annotazione viene spontanea per ricordare che in Italia la prova di lavoro, a questo stato della selezione, appare quasi come una necessità non ulteriormente procrastinabile, non tanto e non solo per preservare l’istinto, ma anche per salvaguardare l’aderenza allo standard dal punto di vista morfo-funzionale.
Mi sono già espressa in passato in termini dubitativi nei confronti della prova di lavoro nel timore che questo test avrebbe potuto allontanare l’Italia dai maggiori onori nel campo dello show, vista l’elevata competitività dei ring fino a qualche anno fa. Ma, considerata la generale e attuale situazione di deriva dallo standard, ad oggi ritengo che questa possa rappresentare la naturale via percorribile per ritornare al tipo.
La gestione graduale, intelligente e ben modulata della prova di lavoro, nella mia forse utopistica visione, potrebbe consentire un quanto mai auspicabile recupero alla selezione morfologica di esemplari da lavoro eventualmente interessanti per caratteristiche morali e strutturali.
Sotto il profilo del carattere lo standard parla di cane da pastore tenace e strenuo lavoratore, di grande docilità. Sveglio, attento, responsabile e intelligente. Né nervoso né aggressivo. La nostra idea di cane dovrà essere quella del pastore, utile, equilibrato, lavoratore, ma docile e ubbidiente e capace di riposare con il pastore all’ombra di un albero senza essere legato o chiuso, pur restando sempre attento e che quindi non disturbi eccessivamente il gregge insidiandolo continuamente e impedendogli di pascolare. Anche in questo caso “equilibrio” è la parola chiave.
L’aspetto generale parla di un cane ben proporzionato, dalle linee morbide, che mostra qualità, grazia e perfetto equilibrio, associato a sufficiente sostanza in modo da dare l’impressione di resistenza. E’ indesiderata ogni tendenza alla grossolanità o a eccessiva magrezza. L’accento è su un cane medio che necessita di spendere considerevoli energie quotidiane, e per questo motivo non dovrebbe avere nulla in eccesso, rispetto ad una struttura che potrebbe essere considerata ideale in termini di funzionalità. Dobbiamo immaginare un cane che abbia una struttura tanto consistente che gli permetta di “resistere” ad una giornata di intenso lavoro, ma non di più, svolgendo il suo lavoro. Chi ci deve allora dire quanta “sostanza” sia sufficiente? Abbiamo un giudice inconfutabile: il pascolo. Qui possiamo farci un’idea di quanta ossatura (sostanza) debba avere un border collie. Non è né un australian, né un levriero, deve lavorare, all’occorrenza galoppare, ma soprattutto trottare. Dobbiamo immaginare un tipico mesomorfo, senza alcuna esagerazione e senza alcuna concessione a inefficienti velleità morfologiche. Armonia vuol dire proporzione, proporzione vuol dire efficienza. Io spesso, a livello funzionale e non solo, paragono le proporzioni del border collie al gatto, che forse è l’animale più funzionale e meno manipolato, fra quelli che abbiamo vicino.
Non possono quindi essere tollerate nel cane da show né eccessi, sia ponderali che di ossatura, né disarmonie e sproporzioni, fra queste, quelle importanti ricordate dallo standard sono cranio e muso approssimativamente della stessa lunghezza. La lunghezza del corpo è leggermente superiore all’altezza alla spalla. Abbiamo definito il nostro cane come un mesomorfo di sostanza media, necessariamente lo dobbiamo immaginare come un mesocefalo, con cranio e muso quasi della stessa lunghezza. In questa proporzione la componente lavoro non è direttamente evidente, ma è diretta conseguenza della costituzione del cane. Quindi la testa non potrà mai essere pesante se dobbiamo pensarla in armonia, e come potrebbe essere diversamente, con il corpo.
Eppure oggi vediamo cani calcare i ring con successo pur ostentando arti corti e ossatura pesante, soggetti chiaramente molto incompatibili con il nostro lavoro al pascolo, vediamo cani che sono quanto di più lontano dall’auspicabile aspetto atletico che certo i cani da lavoro viceversa ancora possiedono. Così come vediamo cani vincere in agility, caratterizzati da una tipologia che difficilmente ce li fa immaginare anche loro impegnati in giornate all’insegna della resistenza anziché dello scatto breve e del salto in alto.
E, a proposito delle teste, vediamo cani vincere ma farlo con teste grossolane, crani non sempre piatti, guance fin troppo piene e orecchie che pendono giù anziché avere quel portamento semieretto, frontale o laterale che sia, o eventualmente anche eretto, che conferisce al border collie tanto della sua espressione tipica, attenta e intelligente, che è un’altra delle sue caratteristiche imprescindibili. A ciò concorre senza meno anche la forma dell’occhio che è bello ed espressivo solo quando è ovale, mediamente distanziato e non rotondo, tendenza di alcuni soggetti di oggi, con testa che si allontana da quella ideale e tradizionale del border collie. Ancora a proposito della testa mi preme sottolineare che cranio piuttosto ampio non vuol dire grossolano o ampio e che stop ben distinto non significa profondo e che muso che si restringe verso il tartufo e moderatamente corto e forte non significa assolutamente troppo corto e forte! Ne consegue che un border collie deve restare tale e non confondersi con altre razze.
In conclusione, nel considerare la testa, al di là degli elementi di tipicità che difficilmente riescono ad essere resi evidenti da poche righe scritte su un foglio di carta, è importante che cranio e muso siano approssimativamente della stessa lunghezza, con una leggera preminenza del cranio sul muso, che lo stesso si restringa verso il muso, senza essere affilato, che il cranio sia moderato e piatto e che gli assi crani facciali siano fra di loro paralleli, che le guance siano inesistenti, e quindi non piene e non tonde, e che gli occhi siano laterali, ben distanziati e ovali, dalla caratteristica espressione che più che mite descriverei “da border” e quindi dolce ma anche un po' spiritata.
Poco da dire sulla dentatura che è prevista completa e a forbice, mentre qualcosa da approfondire ci può essere sulle orecchie. Non è vero che tutte le orecchie vanno bene come si sente dire, le orecchie devono essere erette o semi erette, ben distanziate e molto , sensibili e attente. Orecchie pesanti, anche se sollevate artificiosamente, non possono essere accettate. A questo fine sarebbe auspicabile un ritorno alle orecchie naturalmente erette o semierette, anche con la piega laterale, ma mai troppo grandi e mai di consistenza troppo pesante, affinchè mai si possa confondere la testa di un border da quella di un australian, che è ben altra cosa.
Passando alla regione del corpo si parla di un soggetto dall’aspetto atletico leggermente più lungo dell’altezza al garrese Rene profondo e muscoloso, ma (ventre) non retratto Torace profondo e piuttosto ampio, con costole ben cerchiate. Ma quanto deve essere lungo il tronco? La lunghezza ideale è quella che, in armonia con il resto del corpo, consente alla linea dorsale di restare solida e diritta nel movimento al trotto, senza disunirsi, a realizzare un movimento degli arti indipendente dal resto del corpo, cioè senza influenzare il bacino, che non deve assolutamente oscillare.
La groppa leggermente digradante deve appena consentire l’attaccatura bassa di una coda lunga almeno fino al garretto, possibilmente con le ultime vertebre che formino una curva verso l’alto (si dice quasi della forma di un bastone da pastore). Quale che sia e quanto sia lunga, è fondamentale che anche l’attaccatura della coda e la corretta lunghezza del tronco siano tali che il portamento della coda non venga influenzata dal movimento e che gli arti possano muoversi, al trotto, consentendo alla stessa coda di mantenere la sua naturale posizione pendente tra le cosce. Non c’è un motivo al mondo per il quale la coda possa avere un portamento allegro in esposizione, se è vero, come è vero che per un cane da lavoro, anche l’addestramento da esposizione è un lavoro. Condurre il cane in maniera da favorire una coda allegra può avere il solo obiettivo di nascondere difetti di costruzione, perché chi vuole far vedere la corretta costruzione del border avrà tutto l’interesse a mostrare che quella coda, naturalmente, può stare immobile fra le cosce, anche in movimento. La coda che si alza è infatti il naturale bilanciamento che il cane utilizza quando c’è qualcosa che non va a livello di costruzione.
Ancora una volta, senza voler sembrare troppo semplicistica e poco tecnica, chiederei il lettore di far riferimento alle proporzioni, all’atleticità e al portamento della coda dei gatti comuni che ci attraversano la strada a trotto veloce e furtivo, perché quello è il nostro ideale.
In relazione agli arti dobbiamo necessariamente toccare un altro punto dolente della situazione delle attuali linee da esposizione: le angolazioni.
Dobbiamo pretendere angolazioni sempre molto chiuse.
Partiamo dall’anteriore: il border collie deve essere equipaggiato per poter attuare i movimenti tipici della razza al lavoro, ed in particolare il trotto, il creeping e lo stalking. Come potrebbe un cane privo di una spalla sufficientemente lunga e con angoli troppo aperti “acquattarsi” e avanzare come da millenni vediamo fare dai border collie? Cosa rimane del border collie se gli leviamo anche questo?
La spalla deve essere bene inclinata per consentire la massima estensione dell’arto anteriore e quindi la massima copertura di terreno con il minimo sforzo. Ma va detto che oggi in esposizione il cane con un bell’allungo, accompagnato dal portamento della testa abbassato, è piuttosto ahimè inusuale e forse addirittura penalizzato da qualche giudice poco attento o che tenda ad etichettare alcuni soggetti dal movimento tipico come cani da lavoro, verso i quali nutrire una sorta di pregiudizio se presenti sui ring.
La tendenza di presentare i border collie con guinzaglio corto e testa alta, al pari di altri cani ma non sulle orme della tradizione della razza, è del resto ormai consolidata in seguito all’affermarsi dell’handling professionale.
Ovviamente, vista la corrispondenza necessaria tra angoli anteriori e posteriori, un movimento equilibrato e efficiente può essere garantito anche da corrispondenti angoli coxo-femorali e femoro-tibiali. Il posteriore deve essere equipaggiato da raggi ossei, oltre che opportunamente angolati, anche lunghi sia femorali che, corrispondentemente tibiali. Di questi in esposizione non se ne vedono più. Il posteriore potente di certi cani da lavoro sembra scomparso, dissolto, sostituito da inspiegabili ossa corte e arti dritti e poco angolati.
Un altro profilo da esaminare è la chiusura del posteriore. I primi cani avevano questo difetto, che in alcuni testi di vecchia data veniva quasi considerato una caratteristica di razza. Caratteristica inaccettabile dalla cinofilia ufficiale, che ha impiegato tutti questi anni per trovare una soluzione deleteria per risolvere il problema. Come? Accentuando i diametri trasversali, creando cani più larghi, al fine di incrementare la base di appoggio, accorciando la lunghezza dei raggi ossei (arti più corti e compatti = più solidi), riducendo gli angoli. Risultato: cani più larghi, quindi con più ossatura, più pesanti, meno angolati e inevitabilmente più bassi sulle zampe. Problema del “chiudere dietro” risolto, ma cosa è rimasto del border collie? Nulla o quasi. Personalmente ritengo che sia preferibile reimmettere struttura e tipicità anche a prezzo di reinserire un difetto veniale e che può essere corretto.
Infine, il border collie non è un saltatore, costruzioni compatte e quadrate, leve truppo lunghe e prive di angolo di alcuni esemplari da agility non sono da border collie, sono da border saltatore da agility, varrebbe la pena di rifletterci un po’.
Il collo completa la struttura, ad una spalla lunga deve corrispondere un collo di buona lunghezza, ma mai troppo lungo, il border è un trottatore e non un galoppatore e quindi non sono preferibili eccessi in questo senso.
A questo punto sul movimento non aggiungo altro oltre a quello che dice lo standard: movimento libero, piano e senza sforzo, con un minimo rialzo da terra dei piedi; dà l’impressione di essere in grado di muoversi furtivamente e a grande velocità. Pensiamo solo alle parole minimo rialzo dei piedi da terra e movimento furtivo e a grande velocità, e pensiamo ancora al gatto, o ai pascoli… non troveremo buoni esempi sui nostri ring ma troppo spesso cani che si muovono a piccoli passi, con poca spinta, sollevando troppo i piedi da terra, scalciando dietro e steppando davanti.
Il mantello può essere moderatamente lungo o corto, con pelo di copertura fitto e di media tessitura, sottopelo morbido e fitto per una buona resistenza alle intemperie. Nella varietà a pelo moderatamente lungo, il pelo abbondante forma una criniera, culottes e spazzola (coda di volpe). Sul muso, orecchi, arti anteriori (tranne per le frange), arti posteriori dal garretto a terra, il pelo dovrebbe essere corto e liscio.
Ritengo che un cane da lavoro non possa essere impedito nei movimenti da un eccesso di lunghezza di pelo o da un pelo che tenda ad inzupparsi. E’ importante che la tessitura consenta la naturale impermeabilità del mantello, funzionale al lavoro. Un pelo troppo morbido o setoso non è da border collie, deve essere vitreo e impermeabile.
Sul colore ritengo che l’ultima traduzione dello standard sia piuttosto imprecisa recitando permesse varietà di colori, mentre prima parlava di ogni varietà di colori. In realtà l’interpretazione deve rimanere invariata, e consentire ogni varietà di colore, in quanto, diversamente, lo standard FCI avrebbe dovuto elencare tutte le varietà consentite. Giova solo rilevare che l’elenco riportato dal sito del Kennel Club of Great Britain non esprime le varietà ammesse ma i colori registrabili, fra cui rientrano tutte le possibili varietà esistenti. In ogni caso quell’elenco non è richiamato nel mondo FCI. 
Tartufo e occhi devono essere intonati al mantello, secondo le regole della genetica, a cui faccio rimando. L’occhio blu anche parzialmente e l’eterocromia, sono ovviamente, sempre nel rispetto delle regole della genetica, consentiti solo nei merle. Nei colori solidi non è ammissibile.
Sul colore è importante che il bianco non sia mai predominante. Quindi il colore, qualunque esso sia, deve predominare sul bianco. In ogni caso il pattern piu legato all’ idea di border collie è il cosiddetto irish spotting, corrispondente ad una ben precisa conformazione genetica, e caratterizzato, al di là dell’estensione del colore, da una quasi perfetta simmetria tra parte destra e sinistra del corpo.
Sulla taglia abbiamo un’unica indicazione, quei mitici 53 centimetri che rappresentano, per i maschi una evidente perfezione e che completano la nostra immagine di mesomorfo funzionale di media taglia. Eliminare gli eccessi, in più e in meno, è quanto mai opportuno, la selezione funzionale dei cani da lavoro porta naturalmente ai mitici 53 centimetri che erano la taglia di Old Hemp!

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